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domenica 10 febbraio 2008

Delitto e Castigo by Woody Allen


Niente di nuovo, né qualcosa di personale sul fronte londinese. Il terzo capitolo, Sogni e Delitti (Cassandra’s Dream, 2007), di quella che è già definita la trilogia britannica (dopo Match Point - 2005 - e Scoop - 2006 -) di Woody Allen non riserva tuffi al cuore. E non ci sono nemmeno piacevoli sorprese derivanti dall’inconfondibile tocco umoristico di Allen, umorismo che in questa occasione pare aver defezionato. In realtà ad essere singolare è giusto la voglia, che può sopraggiungere, di guardare l’orologio per calcolare quanto ancora si deve restare seduti davanti al film.
La storia narra di due fratelli, Ian e Terry (Ewan Mecgregor, Colin Farrell), che conducono una vita senza infamia e senza lode, sognando, però, la celeberrima svolta. E la possibilità di cambiare le sorti del loro destino qualunque sembra essere nelle mani del ricchissimo fratello della mamma, Howard. E, in effetti, i due non si sbagliano.


Lo zio d’America (Howard possiede un paio di celeberrime cliniche di chirurgia plastica in California) arriva nella capitale inglese a far visita alla sua sorellina proprio nel momento in cui i due hanno un disperato bisogno dei suoi soldi. Terry, un meccanico bonaccione senza particolari doti intellettive appassionato di whisky, psicofarmaci e gioco d’azzardo, ha perso una somma strabiliante a poker. Il fratello Ian, intrappolato nel ristorante del padre dal suo affetto per il genitore, ha conosciuto un’altrettanto strabiliante ragazza ed è deciso ad abbandonare tutto e andare a vivere con lei in California, dove ha per le mani dei possibili investimenti immobiliari.


Howard sembra pronto a realizzare i sogni dei nipotini “per amore della famiglia”, a patto che anche i nipotini gli facciano un favore, sempre naturalmente per il medesimo amore parentale. I due ragazzi devono uccidere una gola profonda decisa a mandarlo in prigione completamente rovinato.


Ian e Terry accettano e da quel momento in poi le loro vite, anche se non come si aspettavano a causa del profondo rimorso di Terry, non saranno più le stesse.
La trama ha qualcosa di già sentito. Il tormento per un delitto commesso e le sue conseguenze ha radici narrative antiche che partono dall’Antigone, toccano il Machbeth, passano per quell’illimitato capolavoro che è Delitto e Castigo e arrivano a intessere sovente le trame dei film siano esse opere da due soldi come Quale amore (Maurizio Sciarpa, 2006) o immense pellicole come La donna del ritratto (Woman in the Window, Fritz Lang, 1944). Le nobili origini di un sentimento talmente umano non nobilitano però il film di Allen, piuttosto lo rendono vecchio e consueto. Il tutto intrappolato in una regia che, seppur apprezzabile, non convince del tutto e di una sceneggiatura che non riesce a portare lo spettatore dentro al film, lasciandolo nell’imbarazzo di esser scoperto mentre cerca l’orologio di cui sopra.
Il The End è un sospiro di sollievo.

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