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giovedì 27 marzo 2008

Roma spara Maurizio Merli risponde. Paura in città


Fiumi di piombo per il commissario Murri. Paura in città (Giuseppe Rosati, 1976) è un poliziesco italiano minore che sfrutta tutti i luoghi comuni del genere. C’è una banda capeggiata dal temibilissimo Lettieri (bella tosta la faccia di Raymond Pellegrin, per una infame invece che sbirro), i suoi uomini hanno compiuto un colpo e alcuni ‘soffia’ li hanno incastrati. Evadono da Regina Coeli e compiono la vendetta, massacrando i malcapitati. Di qui una serie di furti e rapine, che costringono il questore (attore di razza James Mason) a richiamare a Roma il commissario Murri, un classico Maurizio Merli cui hanno ucciso moglie e figlia e la cui vendetta personale non tarda ad arrivare.


Rosati non si lascia sfuggire nulla: c’è la capitale colta nei suoi momenti di massima tensione, ci sono inseguimenti a tutto spiano (girati bene quelli in moto e la sparatoria al Verano), il sostituto procuratore che ‘perseguita’ i poliziotti per i loro metodi bruschi, musiche (di Giampaolo Chiti) nervose e ossessive, tutta una serie di facce storiche del periodo (Fausto Tozzi, Giovanni Elsner, Franco Ressel, persino un interprete di livello come Cyril Cusack). Manca ovviamente la violenza esasperata e il ritmo forsennato di un Enzo G. Castellari o di un Umberto Lenzi, così come i sottotesti politici di altre pellicole quali La polizia ringrazia (Steno, 1972) o il bellissimo, sottovalutato La polizia sta a guardare (Roberto Infascelli, 1973).
Allora perché parlarne? Perché per quanto sia ‘medio’ e gradevole (a parte il finale piuttosto brutto e sciatto), Paura in città sintetizza una serie di caratteristiche che hanno reso grande questo tipo di cinema. La paura del quotidiano, le crisi del sistema carcerario, la mancanza di sicurezza. E non ce ne frega niente del giustizialismo spicciolo e fascista di un Maurizio Merli che dopo aver ucciso a bruciapelo un criminale davanti ad un sacerdote esclama “tu non puoi capire, prete, io sparo anche per quelli come te, per salvarvi la coscienza”. Prima di ogni cosa c’è l’azione, la lotta dell’uomo contro l’uomo, sempre e comunque.

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