Ci sono, talvolta, delle “radici” nel cervello che legano, in qualche modo, la creatività anche la più evanescente e immateriale, alla propria terra d’origine. E sia che questa terra la si tenga davanti agli occhi per sempre, sia che la si lasci invece alle proprie spalle, essa finirà comunque impressa in tutti coloro che, a suo tempo, vi hanno poggiato i piedi mentre questi crescevano in grandezza.
Ed è grazie a questa inalienabile legge che Neil Jordan ha potuto girare tre delle sue più belle opere.
The Crying Game (1992), Michael Collins (1996) e Breakfast on Pluto (2006) sono infatti tutti avvinghiati a quell’incredibile, verde e martoriata sua isola che è l’Irlanda.
In altre parole è l’Irlanda con le propie bombe rivoluzionarie a muovere, in ultima analisi, i fili delle storie. Responsabile quasi involontaria del destino di un uomo in The Crying Game. Unica ragione di vita e di morte in Michael Collins.
Ed è grazie a questa inalienabile legge che Neil Jordan ha potuto girare tre delle sue più belle opere.
The Crying Game (1992), Michael Collins (1996) e Breakfast on Pluto (2006) sono infatti tutti avvinghiati a quell’incredibile, verde e martoriata sua isola che è l’Irlanda.
In altre parole è l’Irlanda con le propie bombe rivoluzionarie a muovere, in ultima analisi, i fili delle storie. Responsabile quasi involontaria del destino di un uomo in The Crying Game. Unica ragione di vita e di morte in Michael Collins.
Troppo stretta e violenta in Breakfast on Pluto.
Così la vediamo nel primo film responsabile di un legame tra un soldato dell’esercito inglese fatto prigioniero dall’IRA, Jody (Forest Whitaker), e il suo carceriere, Fergus (Stephen Rea), al quale è stato dato il compito di giustiziarlo. Legame che spingerà Fergus, morto Jody, a cercare la sua donna (che poi donna non è) e a costruire con lei un vincolo più forte di quello delle ragioni della sua terra.
Oppure la guardiamo combattere per l’affermazione della propria identità in Michael Collins (Liam Neeson) o, infine, la scorgiamo, durante gli anni 70, matrigna apparentemente crudele quando a cercare la propria via, lontano da lei, è lo splendido trans Patrick/Gattina (Cillian Murphy) con i suoi colori intensamente vivaci.
Oppure la guardiamo combattere per l’affermazione della propria identità in Michael Collins (Liam Neeson) o, infine, la scorgiamo, durante gli anni 70, matrigna apparentemente crudele quando a cercare la propria via, lontano da lei, è lo splendido trans Patrick/Gattina (Cillian Murphy) con i suoi colori intensamente vivaci.
Tre storie raccontate da un regista - autore anche delle sceneggiature e dei soggetti - con una sapienza tecnica e una maestria nei contenuti capaci solo a chi sa perfettamente cosa stia dicendo.