I Grails avevano dato il meglio di se stessi nell'ep Take Refuge in Clean Living (2008). E lo avevano fatto sintetizzando in soli cinque brani quanto espletato dagli inizi di carriera in dischi affascinanti (e spesso incompiuti) come Burden of Hope (2003), Redlight (2004), Burning Off Impurities (2007) ed i tre volumi di Black Tar Prophecies (2006). Doomsdayer's Holyday (2008) era stato un ulteriore passo in avanti; l'esperienza di Black Tar Prophecies vol. 4 (Self-Hypnosis resta uno degli apici compositivi della band di Portland) ha invece condotto a questo nuovo gioiello, Deep Politics (Temporary Residence Limited, 2011).
I Grails sono una bande à part. Se The Cinematic Orchestra interpreta l'ossessione della psichedelia cinematica come ribaltamento di prospettiva (prendi una colonna sonora, la destrutturi con l'elettronica e la ripassi a suon di soul e jazz), i Grails elaborano la materia così come uscita dal genio creativo dei grandi compositori per il cinema. Immaginate Ennio Morricone, Bruno Nicolai, Armando Trovajoli e Piero Piccioni alle prese con un ensemble acido e sfrontato. Che ha vissuto lo splendore degli anni 60, la creatività esplosiva dei 70, il riflusso degli 80, la nuova ondata di exploitation e nichilismo dei 90 e l'approccio strumentale e post dei 2000.
Dalle ariose aperture di Future Primitive all'oscurità di All the Colors of the Dark è un brivido immediato: come Sergio Martino e le iniziazioni esoteriche di Edwige Fenech. Il tutto con una perizia strumentale invidiabile ed i consueti arrangiamenti struggenti. Corridors of Power attraversa l'elettronica gentile e vellutata per lanciare la sinfonia morriconiana della title track, una vera e propria apoteosi, delizia per cuore e cervello. All'impasto strumentale generatore di tale avvincente maelström contribuiscono ulteriori, imponenti tasselli. Il piano sinuoso di Daughters of Bilitis. L'approccio ironico di Almost Grew My Hair (David Crosby che fa a cazzotti con Terry Riley in uno spaghetti western). Il climax emotivo di I Led Three Lives (il culmine in un crescendo pinkfloydiano da pelle d'oca). Il finale toccante di Deep Snow, avvio acustico che si scioglie in aperture acido sinfoniche sbalorditive (è qui che emerge in modo evidente la collaborazione con il compositore Timba Harris).
Metti una sera a cena con i Grails? I giorni del cielo si apriranno e grazie a loro anche noi, per un attimo, potremo diventare Intoccabili.