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giovedì 30 agosto 2007

13 (Tzameti) - Il numero del noir


Dura la vita se non hai soldi. Ancora peggio se sei onesto, o credi di esserlo. È questo ciò che pensa Sebastian, giovane operaio che si arrangia facendo lavoretti per mantenere la sua famiglia. Ora aggiusta il tetto di una bella casa, quella di un eroinomane e della sua nevrotica compagna. Gente strana, coinvolta in loschi affari. Non a caso la polizia li segue, li pedina. Ma Sebastian è mosso da un dilagante bisogno, intuisce che può guadagnarci qualcosa e cerca di sfruttare la situazione, presentandosi al posto del truand (morto di overdose in bagno) in un circolo di ricchi annoiati, presi dal solo brivido di scommettere sul bene più prezioso, la vita umana.

Destino infame, crudeltà improvvisa, tensione assurda. Sono questi i temi che Géla Babluani - nato a Tbilisi ma trapiantato in Francia, figlio di Temur, uno dei maggiori autori georgiani, che qui appare in un delizioso cameo - affronta con toni beffardi in 13 (Tzameti), realizzato nel 2005 dopo il corto À fleur de peau (2002). Un noir girato in un pastoso bianco e nero, situato tra la tradizione del cinema est europeo e il classicismo pessimista francese. Tra Ejzenstejn e Melville dunque, senza scomodare The Deer Hunter di Michael Cimino ma con i tocchi surreali di un novello, oscuro Iosseliani. Un film piccolo ma terrificante, violento e sofferto, ironico e raggelante. Un giro di vite che parte lento per emergere in superficie con un ritmo agghiacciante, che squarcia stomaco e coscienza. Siamo numeri o uomini? È ciò che si chiede Géla. Sopravvivere ha senso in un mondo del genere? Strano che una pellicola come questa sia piaciuta molto negli Usa. Dopo lo splendido L’Héritage (presentato nel 2006 alla Festa del Cinema di Roma e rivelatosi uno dei migliori film in concorso, vedi precedente post), Babluani sta infatti preparando una sorta di auto remake hollywoodiano della sua prima opera. C'è solo da sperare che qualche produttore folle non intacchi l'idea di partenza... Ce lo auguriamo di tutto cuore.

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