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sabato 1 settembre 2007

Tracce di shampoo nella Nicotina (attenzione! contiene informazioni sul finale)


Con Fructis di Garnier mi sono sempre trovata abbastanza bene. Forse, però, non quanto i produttori di Nicotina (Hugo Rodriguez, 2003). Credo che il fatto si possa constatare dalle creme idratanti e per capelli, balsami, shampoo e tant’altra merce (della suddetta marca) sparsa qua e là nel latinissimo e novello Lock and Stock (Guy Ritchie, 1998) del regista argentino Rodriguez (Hugo). Regista, tra l’altro, già annoverato nell’albo più cool dei generi (?) cinematografici. Quello Pulp ovviamente.

L’affermazione che Nicotina sia un film pulp, in realtà e tra parentesi, ci lascia un po’ interdetti. Ma capiamo benissimo le necessità di tale dichiarazione. (Il significato del verbo capire naturalmente, nella lingua italiana, è fondamentalmente diverso da quello del verbo approvare). Capiamo perché vediamo che adesso è sufficiente un accenno di flatulenza per far urlare al Pulp gli addetti stampa. E allora perché non giocare la redditizia carta del pulpismo con Nicotina, visto che il film presenta addirittura la scena di una parrucchiera con le mani nella pancia di un grasso mafioso russo morto? Capiamo - ripeto -.
Niente - o quasi - contro gli addetti stampa. Fanno il loro mestiere di promoter di un prodotto, capiamo anche questo. Proprio come capiamo che gli addetti al marketing della Garnier (o L’Oreal, qual dir si voglia) fanno il loro mestiere cercando nuove vetrine dove esporre la merce. Non solo capiamo il concetto, ma ci prendiamo anche la libertà di non approvare. Ci prendiamo la libertà di unirci allegramente a Don Chisciotte per combattere insieme a lui quegli infami mulini a vento. Visto, però, che noi siamo quelli che capiscono, non abbiamo timore di affermare che con il film di Rodriguez, i markettari della Garnier abbiano fatto una scelta azzeccata. Perché quella in questione è tra l'altro, una bella pellicola. Giovane, vivace, contemporanea, veloce. Senza alcuna presenza di quella polvere che sovente i registi latini, mediterranei o del vecchio continente amano cospargere sui loro lavori giusto per non rischiare di essere considerati poco intellettuali. Nicotina, invece, appartiene a pieno titolo a quella categoria di film, la cui regia ha ben presente i nuovi linguaggi mediatici. Scorre bene come un video clip, scorre svelto come uno spot (adesso stiamo parlando di Forma). In altre parole: scivola lesto come un'opera originale: i personaggi riescono a creare una forte affezione negli spettatori, prima naturalmente di morire tutti, o quasi; l’attore protagonista (Diego Luna) è indovinatissimo, la fotografia agile, mutevole e sempre appropriata. La storia è coinvolgente e tutto il film non lascia alcuno spazio alla lentezza o tempo alla distrazione dello spettatore.

Poi, però, improvvisamente, finisce. Certo che tutti i film finiscono, ma non improvvisamente quanto questo. Tagliato, per dirla pulp ;-D, con un secco colpo d’accetta a novantadue minuti dall’inizio. Allora stai li, aspetti che qualcosa debba ancora succedere, (o che qualcos’altro debba ancora essere scritto). E invece.

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