
Il Freddo (Kim Rossi Stuart), uno dei protagonisti di Romanzo Criminale (Michele Placido, 2005), descrive così il perché ultimo della più sanguinosa gang della storia della Repubblica Italiana: la banda della Magliana.
A metà degli anni ’70 grazie ai soldi del sequestro Rosellini, il Libanese (Pierfrancesco Favini), il Dandi (Claudio Santamaria) e il Freddo danno vita ad una vera e propria organizzazione criminale. Con la protezione, poi, della massoneria, della mafia e dei politici, la banda riesce ad allungare i suoi tentacoli su ogni traffico illegale della capitale. Il loro unico ostacolo è l’ispettore Scialoja (Stefano Accorsi).


Bravi sono indubbiamente gli attori (Accorsi a parte!). E inappuntabile è la fotografia. Luca Bigazzi rende in modo magistrale attraverso le tonalità scure, trapassate dal fumo di infinite sigarette, l’atmosfera claustrofobica che aleggia sui protagonisti: giovani prigionieri di una vita bloccata, impossibilitata a qualsivoglia espressione luminosa. La luce arriverà, ma solo alla fine e con l’unica liberazione possibile

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