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sabato 8 marzo 2008

Big (rotten) Apple. State of Grace


Facile dire che di film come State of Grace (Stato di grazia, 1990) non se ne fanno quasi più. Facile perché è la verità. Se non fosse per i pochi autori rimasti e per qualche raro guizzo di genere, la deriva pulp e l’ottusità blockbuster avrebbero già inghiottito tutto. E invece solo qualche tempo fa uscivano ancora pellicole come questa, oscura e disperata ricognizione di inferni sulla terra, mancate integrazioni, passati tormentati, vite estreme, condotte ai margini e divorate dalla sete di potere. Particolare poi che un’opera del genere giunga da un regista come Phil Joanou, emerso da produzioni indipendenti fino a Final Analysis (Analisi finale, 1992) passando per il documentario sugli U2 Rattle and Hum (1988).


New York, quartiere irlandese di Hell’s Kitchen. Terry Noonan (un nervoso, fragile, esplosivo Sean Penn) torna a casa, nella sua banda, dopo aver passato tanti anni a Boston. Anni durante i quali è diventato in realtà uno sbirro. La sua gang è capeggiata da Frankie Flannery (Ed Harris) e dal fratello Jakie (ironico, eccessivo, (s)fatto Gary Oldman), amico di vecchia data. La famiglia Flannery è completata da Kathleen (Robin Wright), per la quale Terry ha sempre avuto un debole. La missione è infiltrarsi nel gruppo e carpire informazione per porre fine al giro criminale dei Flannery. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo omicidi, ripensamenti, fughe, sigarette e alcol a fiumi, fino ad un finale splendido che fa esplodere in un ralenti magnifico (come zio Sam (Peckinpah) ha insegnato) corpi e sentimenti.

Joanou conosce bene i meccanismi del mafia movie, prende da Scorsese, De Palma, Cimino, Coppola (The Godfather è citato apertamente). Ma senza esagerare, mosso da una sana passione. Per la storia cruda e violenta, per le origini di un paese come gli Stati Uniti, nato sul/dal sangue, dagli scontri tra irlandesi e italiani, da tradizioni diverse che trovano strani, bizzarri punti d’incontro. State of Grace resta impresso soprattutto grazie ad un cast a cinque stelle, capeggiato dai suddetti Penn, Oldman, Harris e Wright ed arricchito dai vari John Turturro, John C. Reilly, Joe Viterelli e R.D. Call. Da sottolineare anche le musiche di Ennio Morricone, stranianti, sinistre, tese come il volto e le azioni di Terry.

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