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martedì 13 maggio 2008
Speciale Cannes: parte II. Americhe VS resto del mondo
Dopo aver approfondito i film europei in concorso, eccoci arrivati al colosso dei colossi, il cinema americano. Che con Cannes ha sempre avuto un rapporto trasversale eppure vincente, dalla Palma d’Oro del 1955 (Marty, Marty vita di un timido, Delbert Mann) al successo del 2004 – piuttosto immeritato – avuto da Michael Moore con Fahrenheit 9/11. Se il pregio del film d’apertura è andato al Brasile con la nuova opera di Fernando Meirelles Blindness (tratta dall’omonimo romanzo di José Saramago con un cast a cinque stelle firmato Julianne Moore, Mark Ruffalo, Danny Glover e Gael Garcia Bernal, molto attesa dopo il durissimo colpo di estrazione televisiva City of Men, Cidade dos Homens, 2007), il film di chiusura è What Just Happened? di Barry Levinson. L’autore di Baltimora affonda gli artigli nella metacinematografia adattando il libro di Art Linson 'What Just Happened? Bitter Hollywood Tales from the Front Line': storia di un produttore in declino (Robert De Niro) alla ricerca affannosa dei soldi necessari per girare il film che potrebbe finalmente rilanciarlo. Sulla sua strada una pletora d’attori da urlo: Bruce Willis, Robin Wright Penn e John Turturro. Si prevedono staffilate per Hollywood e dintorni.
In concorso ci sono però i veri pezzi forti del Festival. A cominciare da zio Clint, un Eastwood che torna al giallo ambientando Changeling negli anni ’20: una vicenda che ha per protagonisti Angelina Jolie e John Malkovich. Sarà l’ennesima incursione dell’autorattore nel profondo cuore femminile? Altro colpo in canna Two Lovers di James Gray, che dopo gli exploit (sottostimati) degli esordi (Little Odessa, 1994; The Yards, 2000; We Own the Night, I padroni della notte, 2007) si confronta con una odissea sentimentale vissuta intensamente da Joaquin Phoenix e Gwyneth Paltrow. Ennesima pellicola da vedere è The Argentine di Steven Soderbergh, biopic su Ernesto Guevara (Benicio del Toro) durante la rivoluzione castrista del 1956. Un forte interesse suscita anche Synecdoche, New York di Charlie Kaufman, sceneggiatore (tra gli altri ha firmato i copioni di Being John Malkovich – Spike Jonze, 1999 – , Confessions of a Dangerous Mind – George Clooney, 2002 –, Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Michel Gondry, 2004 –) al suo esordio dietro la macchina da presa. Una storia surreale, un horror della mente che scava tra quotidianità e immaginazione, realtà e rappresentazione.
Prima di passare alle cinematografie ‘alternative’, qualche parola va spesa per gli altri titani fuori concorso. Woody Allen propone il viaggio spagnolo di Vicky Cristina Barcelona in compagnia delle sua muse Penélope Cruz e Scarlett Johansson. Steven Spielberg si appresta a sbancare i botteghini di tutto il mondo con il ritorno di Indy in Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull. Successo annunciato anche per Kung Fu Panda, animazione made in Dreamworks di Mark Osborne e John Stevenson con le voci (in originale) di Jack Black, Dustin Hoffman, Jackie Chan, Lucy Liu, Angelina Jolie e Seth Rogen.
Tornando al concorso, la pattuglia ‘resto del mondo’ si presenta di grande qualità. Oltre Meirelles, dal Brasile giunge il nuovo film di Walter Salles Linha de Passe, sperando possa essere un ritorno ai fasti di Central do Brasil (1998). Due le opere argentine. Dopo il promettente Nacido y criado (2006), Pablo Trapero si confronta con una giallo al femminile in Leonera. Lucrecia Martel cerca conferma al talento espresso in La ciénaga (2001) e La niña santa (2004) dando vita all’affresco oscuro e intimista di La mujer sin cabeza.
Dal Canada arriva Adoration di Atom Egoyan, nuova riflessione dell’autore di origini armene su tecnologia e percezione, molto atteso perché a tre anni di distanza dall’ultimo Where the Truth Lies (False verità, 2005).
La Turchia ripone speranze in Nuri Bilge Ceylan e il crudo Üç Maymun (Three Monkeys), Israele è invece rappresentato da Waltz with Bashir di Ari Folman, animazione ambientata a Beirut durante il massacro di Sabra e Chatila avvenuto nel settembre del 1982.
Infine, la pattuglia asiatica. Spicca la mancanza di Giappone, Hong Kong e Korea (fuori dal concorso e presenti esclusivamente nelle sezioni della Quinzaine e di un Certain Regarde). In compenso emergono paesi ‘nuovi’ come Singapore e Filippine. Il vincitore di Venezia 2007 (Sanxia haoren, Still Life) Zhang Ke Jia in Er shi si cheng ji (24 City) naviga in 50 anni di storia cinese tra passato e futuro. Da Singapore potrebbe proprio esserci la sorpresa Eric Khoo: My Magic è la magia che tenta un prestigiatore alcolizzato, quella di riconciliarsi con il figlio adolescente. Si tratta anche del primo film girato completamente in lingua tamil. Tra l’altro lo stesso Khoo è stato il primo regista del suo paese ad essere stato invitato a Cannes nel 1997 grazie a 12 Storeys (Shier lou). Le Filippine concorrono con Serbis di Brillante Mendoza, settimo film che cerca di bissare le ottime impressioni fatte dal precedente Tirador (2007) alla Berlinale 58. Nel nome di Lino Brocka.
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