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mercoledì 19 novembre 2008

Annegati in un fiume di solitudine. Mar Nero


Una casa come tante, una quotidianità fatta di semplici gesti, scandita dal ritmo dei rituali soliti del vivere. Nella semplicità di un’abitazione frutto di sacrifici e sudore si consuma la storia di due donne, tanto diverse per età, ceto, cultura, tradizioni, e che per ragioni diverse si trovano a condividere gli stessi spazi, lo stesso cibo, la stessa tv. Nessuna delle due ne ha voglia, entrambe ne hanno necessità. Gemma (Pardo per la migliore interpretazione femminile a Ilaria Occhini all’ultimo Festival di Locarno), un’anziana rimasta vedova e con qualche acciacco di troppo, ha bisogno di assistenza. Angela, giovane rumena, da poco in Italia, ha bisogno di racimolare quei soldi che le permetterebbero di avere una propria vita, nel proprio paese, in una propria casa, con il proprio uomo che l’attende in Romania.


Mar Nero (2008) è il primo lungometraggio di Federico Bondi. Il regista utilizza uno stile nitido, senza fronzoli, caustico, per narrare un racconto autobiografico, ma che in realtà non è difficile incrociare nelle storie di qualsiasi famiglia italiana di oggi. In un momento storico che vede proprio Italia e Romania al centro di un dibattito politico e sociale ad altissima valenza culturale oltre che di attenzione mediatica, sorprende la capacità dell’autore (coadiuvato dalla preziosa scrittura di Ugo Chiti) di lasciar parlare le immagini. I dialoghi sono essenziali, Bondi non cede alla tentazione di articolare analisi, tratteggiare stili e modalità di vita differenti, né di inquadrare negli stereotipi di razzismo l’Italia del 2008 o l’assioma «rumeni brava gente». Nessuna sentenza, solo i sentimenti di due donne che si sciolgono nella conoscenza reciproca, nella scoperta dell’ “altro” anche attraverso un viaggio in terre intraviste solo sul piccolo schermo. Terre nelle quali, si ritrovano i cavalli, i carretti e le strade sterrate, la miseria e la volontà di sopravvivenza, che forse si possono ricordare solo in un altro viaggio, quella della memoria dentro l’infanzia di una Gemma qualunque.


Al di là del semplice racconto di un rapporto improbabile iniziato con ostilità e sfociato in una (prevedibile) amicizia, il pregio di Mar Nero sta nella volontà di raccontare vicinanze piuttosto che differenze perché in fondo il tendere ultimo delle protagoniste è la ricerca di un affetto, sia esso proveniente da un’amica, da una sorella, da una nuora o più semplicemente da un compagno o da un figlio.


Per gentile concessione di Antonella Ciccolella

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