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martedì 25 novembre 2008

Our love will not stop there. Nijekraj


Tempo d’attesa cinque anni. E Vinko Brešan è tornato dietro la macchina da presa. Lo avevamo lasciato nel 2003 con Svjedoci (Witnesses), adattamento dal romanzo di Jurica Pavičić Ovce od gipsa, duro film di guerra sull’involontaria uccisione di un contrabbandiere serbo da parte di tre soldati croati di ritorno dal fronte di Karlovac. Riflessioni su tensioni e (mancata) concordia che avevano contraddistinto anche i suoi esordi, dall’ironico spaccato sul conflitto jugoslavo di Kako je počeo rat na mom otoku (How the War Started On My Island, 1996) alla black comedy Maršal (Marshal Tito’s Spirit, 1999), riflessione satirica sulle reazioni di comunisti irriducibili e nuovi capitalisti alla notizia dell’apparizione del fantasma del Maresciallo Tito in una piccola isola adriatica.


Nijekraj (Will Not Stop There, 2008) conferma il talento di Vinko Brešan, alle prese con una vicenda divisa tra stretta attualità e macabro umorismo. Voce narrante ed elemento di raccordo per introdurci in questo strambo universo è il pornodivo serbo Djuro. ‘Vittima’ della sua anomalia fisica e mancato musicista, ci racconta la storia di Martin e Desa: il primo è un ex militare divenuto detective privato, la seconda ex moglie di un potente signore della guerra divisa tra alcol e film porno. È proprio vedendo un suo dvd che Martin si innamora perdutamente della ragazza. Scopre così che è ‘proprietà’ dello squallido Stevan. Riscattarla e ridarle vita sarà impresa ardua, oltre ogni limite immaginabile. Anche perché la madre di Martin ha bisogno di un trapianto di reni e lui stesso scoprirà una tremenda verità sul suo conto. La relazione con Desa diventa sempre più strana, ricca di passione e di incomprensioni.


Brešan gira con stile eclittico, mischia generi (commedia, war movie, dramma, schegge hard boiled, impennate melò), valorizza personaggi e situazioni, accumula finali. Tanto che l’intreccio conclusivo sembra chiuso un po’ troppo in fretta. Ci restituisce la sostanza di un microcosmo in cui sopravvivono tensioni e fraintendimenti, nel quale i fantasmi del passato vivono sia sottopelle che in superficie. Il rapporto tra croati e serbi è ancora burrascoso e al limite, la sordida criminalità post bellica prospera così come la cattiva gestione della vita pubblica (splendido il personaggio del medico che con assoluta non curanza diagnostica cancri, cure e terapie). Brešan fa dello humor il proprio cavallo di battaglia. Djuro (volto meraviglioso quello di Predrag Vusovic) è un relitto in un universo in disfacimento. Un freak che (se ne) fotte e va avanti per la sua strada, perché recitare in filmini porno è l’unico modo per sfamare i suoi figli. La popolarità che incontra è un danno, non certo un riconoscimento. Simile il destino di Desa e Martin (di una bellezza disarmante Nada Sargin, specie quando scalcia nella palle Ivan Herceg, lui sì un chiaro caso di miscasting), due solitudini destinate a ritrovarsi, anche solo per pochi attimi. Nel mezzo, papponi dalle basette improbabili, zie fameliche, poliziotti ridicoli e una suonata di naso che resta impressa nel cervello (tanto di cappello alle musiche di Mate Matisic). Insomma, la bizzarra umanità che fluttua in quel lembo di terra ai confini dell’Europa. Irrazionalità e drammi comuni in un mondo sull’orlo del baratro. Seppellito da una sardonica risata.

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