find the path

domenica 2 settembre 2007

Domenica o lunedì? Mah... è Il giorno della civetta


Curioso che in questi ultimi, caldi giorni estivi si trovino in televisione film degni d'essere visti. Quasi quasi si inizia a dubitare sulle capacità di chi compila i palinsesti d'agosto/inizio settembre invece di stare in spiaggia o a scalare la cima di qualche montagna. Come accade per La7: l'ottimo documentario su Carlo Lizzani presentato a Venezia 64 (Viaggio in corso nel cinema di Carlo Lizzani, di Francesca Del Sette - 2007 - è il destino o una azzeccata casualità?) seguito da Achtung! Banditi! (1951) e Mussolini ultimo atto (1974) durante una placida domenica calcistica (2 settembre). Il giorno della civetta (1967) di Damiano Damiani in prima serata, di lunedì (3 settembre).
Si direbbe quasi di vivere in un altro paese... Un paese in cui i mafiosi (o mobsters, che dir si voglia) finiscono in prigione e non a sghignazzare e combinare affari sulla terrazza di un lussuoso appartamento. Dove gli imprenditori onesti guadagnano molto magari pagando le tasse (altro che sciopero fiscale...), non il pizzo (e senza il rischio di finire morti ammazzati). Dove la solerzia e le capacità di un capitano dei carabinieri vengono premiate e non punite con un trasferimento o una ipocrita promozione. Come dite? Erano gli anni '60? Beh, rivedendo oggi il film di Damiani si ha la netta sensazione che le cose non siano cambiate poi più di tanto. Chi crede davvero all'arresto di Provenzano? Chi pensa che l'emergenza rifiuti sia da imputare a fantomatiche 'cause esterne'? Ad essere cambiato è il nostro immaginario, come esso viene alimentato, il modo in cui certe tematiche vengono affrontate. E ci si deve solo rattristare se un certo tipo di cinema come quello cosiddetto 'politico' dei vari Damiani, Rosi, Petri, Montaldo non abbia più un corrispettivo nella cultura audiovisiva odierna. I casi di Vincenzo Marra, Paolo Benvenuti e Tonino De Bernardi sono purtroppo sporadici. Qui erano l'idea e la sua realizzazione a vincere: romanzo di Leonardo Sciascia, sceneggiatura di Damiani e Ugo Pirro, regia tesa, rigorosa, veloce. Incisiva e mai ricattatoria, capace di aprirsi allo 'spettacolo' ma solo per esaltarne la Forma e concedere allo spettatore una sintesi felice di emozione e riflessione. Un cinema chiaro, pulito, necessario. Forse per questo d'altri tempi.
Ah, la vicenda narrata. Molto semplice. Un capitano dei carabinieri settentrionale è spedito in Sicilia per risolvere il caso di un imprenditore edile ucciso dalla mafia. La sua ostinazione nell'incastrare la cupola di responsabili lo porterà a sbattere contro il muro dell'omertà e delle connivenze tra criminalità, potere politico e potere economico. Tremendamente attuale, vero? Peccato che di film del genere non se ne facciano più in Italia, che gente come Damiani sia merce rara e soprattutto che non ci siano più attori così. Franco Nero - lavorando di sottrazione - mai tanto essenziale; Claudia Cardinale di una bellezza torrida e travolgente; Tano Cimarosa esplosivo (memorabile Zecchinetta); Lee J. Cobb titanico nel suo maestoso abito bianco. Bene. Anzi, male. Accontentiamoci di Romanzo criminale e Il mercante di pietre, è ciò che ci meritiamo.

Nessun commento: