find the path

venerdì 7 settembre 2007

La città incantata: "Fatti non fummo per viver come bruti"


La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi, 2001) di Hayao Miyazaki è un denso film d’animazione. La vivacità e la varietà dei colori, la delicatezza nel disegno e nei movimenti dei personaggi, riempiono e ammaliano gli occhi. Questa forma elegante e morbida contiene il racconto di un passaggio “uno e trino”: quello da un’età a un’altra della protagonista Chihiro, quello dell’Oriente che si va “occidentalizzando” e, in ultima analisi, quello di tutti gli individui, che rischiano di esser resi trasparenti, nella loro singolarità, dalla globalizzazione.


Il geniale pedagogo dell’animazione, però, non si limita esclusivamente a denunciare l’ingordigia consumistica che, dopo aver completamente infettato il mondo occidentale, sta permeando anche il Paese del Sol Levante a scapito della sua millenaria cultura. A questo proposito sembra emblematica la sequenza in cui i genitori di Chihiro cominciano a mangiare senza riuscire più a fermarsi, fino a diventare dei maiali, che verranno fagocitati a loro volta.
Miyazaki offre anche una via di fuga rispetto alla mostruosa neutralità dei semi-vivi : "solo non dimenticando mai il nostro nome, potremmo tornare a casa", fa dire a uno dei protagonisti. In altre parole, solo alimentando la cura di sé, si può anelare a un libero e soggettivo equilibrio. La politica dei campi di concentramento nazisti non era forse quella di cancellare la soggettività e annullare la personalità dei detenuti per inficiare qualsiasi reazione o pensiero di ribellione e condurli “pacificamente” ai forni?
La Città Incantata racconta così la storia di un “Io”, frutto di una personalissima volontà, la quale sopravvive nonostante le “subliminali” imposizioni esterne. Ed è proprio questa volontà a fare la differenza tra un individuo e una vittima-target della società del consumismo...

Nessun commento: