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venerdì 21 settembre 2007

John Ford


L’eroe western è il suo itinerario. Il discorso è semplice quanto potente, come un film degli anni migliori di John Ford. Una questione lineare. E noi ci sentiamo sazi dinanzi a Ombre Rosse (Stagecoach, 1939) proprio grazie alla completa armonia con cui il discorso filmico è stato organizzato: ogni parte ha un peso e un contrappeso che danno all’opera un equilibrio limpido. Se immaginiamo un qualsiasi film come un campo di forze, riscontreremo nei western di Ford, i rapporti più equilibrati e definiti tra le componenti Filmiche (personaggi, sceneggiatura, scenografia, luce). Tutto è ben sistemato, e lavorato con cura e precisione. Ford è indubbiamente IL regista-artigiano, IL mastro artigiano.
Nato e cresciuto (cinematograficamente parlando) insieme a Hollywood, sapeva come far venire alla luce, dal rapporto tra la macchina da presa e quello che le stava davanti, un grande film. Ed è per questo che i suoi western sono come proporzioni matematiche inopinabili.
La poesia di Ford è generata dalla sua “materialità”, dal suo senso pratico. I personaggi, poi, caratterizzati con semplicità e schiettezza, si danno immediatamente e completamente allo spettatore, come fossero nudi, senza alcuna complicazione psicologica.


Il Cinema di John Ford è un’arte concreta non evanescente che comincerà a complicarsi solo negli ultimi anni, quando il regista-padre di Hollywood inizierà ad avvertire un senso di isolamento e un desiderio insoddisfatto che gli rodeva nell’animo - cit. Lindsay Anderson, John Ford, Ubulibri, Milano, 1985 - . Sono gli anni dei film del trapasso: Sentieri Selvaggi - The Searchers, 1956 - o L’uomo che uccise Liberty Valance - The Man Who Shot Liberty Valance, 1962 - (per fare i due massimi esempi), naturalmente belli, ma di una bellezza diversa rispetto alla produzione precedente. Una bellezza sconsolata e decadente.


... Ford aveva delle certezze e queste non fanno altro che stagliarsi dai suoi film. Sono convinzioni romantiche, come la tradizione, la famiglia, l’esercito. Le stesse convinzioni su cui poggiavano gli Usa mentre erano intenti a conquistare il mondo. Convinzioni difficili da condividere, ma sicuramente efficientissime come punti di riferimento, come semi di quercia, come portatori di sicurezza. Convinzioni che godevano della completezza dell’ “ingenuità”.
Ford era una sorta di Padrino positivo: sapeva come fare, possedeva le soluzioni. Soluzioni che, però, come le suddette convinzioni, non tarderanno a sgretolarsi insieme al sogno americano.

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