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giovedì 13 settembre 2007

Vogliamo un cinema con numeri dispari. Grindhouse e i finti trailer


Pensate che paradosso: dove la distribuzione cinematografica non arriva giunge You Tube. Bizzarro no? È il caso di Grindhouse, progetto di Robert Rodriguez e Quentin Tarantino elaborato come un omaggio alle visioni underground di genere (horror, thriller, kung fu movies, slasher, spaghetti western, blaxploitation, porno splatter) che hanno caratterizzato la loro giovinezza durante gli anni '70 e '80. Per ora abbiamo apprezzato soltanto Deathproof del buon Quentin, tra non molto uscirà Planet Terror del compare Rodriguez. La cosa interessante però è un'altra: tra i due film - in originale un unico, lungo flusso di oltre tre ore - ci sono dei finti trailer diretti da Rob Zombie, Eli Roth, Robert Rodriguez e Edgar Wright (più l'annunciato ma non presente nella versione finale Cowgirls in Sweden di Quentin Tarantino). Trailer che forse nelle nostre sale non vedremo. Ed è un peccato mortale perché si tratta di qualcosa di favoloso. Ecco dunque You Tube accorrere in soccorso.


Cominciamo proprio da Robert Rodriguez. Machete è il killer Danny Trejo, volto di pietra che i fan del regista conoscono molto bene. Cita se stesso il simpatico Robert, lanciare coltelli era ciò che Navajas faceva in Desperado (1995), il film che lo ha lanciato. Il gioco metacinematofico tira in ballo anche Sergio Martino, Mannaja era Maurizio Merli in un western piuttosto modesto (Mannaja, 1977). E da lì si riparte con il solito stile torrido, frenetico, ironico, divertito. Nulla di eccezionale, una sana dose di cattiveria, azione forsennata e gusto tex mex.



Divertentissimo è Thanksgiving di Eli Roth. Di ironia nei suoi film ce n'è sempre molta, a partire da Cabin Fever (2002) fino ad arrivare a Hostel: Part II (2007). Sulla qualità dei prodotti si può discutere, su questo finto trailer no. Fa ridere, fino alla morte. È eccitante, perverso, denso. Ma fa ridere, fa tanto ridere. Una pellicola non reggerebbe novanta minuti di tale demenza, questi due minuti scarsi sono invece un pugno nello stomaco. O forse è meglio dire una carezza, un dolce solletico. È così che vogliamo Eli per i suoi prossimi film. Sempre problematico d'accordo, con tanta (auto)ironia però.



Rob Zombie è uno dei migliori registi horror degli ultimi tempi. Lo hanno dimostrato House of 1000 Corpses (2004) e soprattutto il bellissimo Devil's Rejects (2005). Werewolf Women of the S.S. mischia il filone nazi erotico (avete presente Ilsa She Wolf of the SS di Don Edmonds, 1973, Love Camp 7 di Lee Frost, 1975, La svastica nel ventre di Mario Caiano, 1977, o Le lunghe notti della Gestapo di Fabio De Agostin, 1977), la licantropia e Barbarella: Queen of the Galaxy (Roger Vadim, 1967), condendo il piatto con divertito sadismo, truculenti effetti da quattro soldi e tre attori da urlo: la compagna Sheri Moon che interpreta Eva Krupp, il diabolico Udo Kier e uno spassoso Nicolas Cage nei panni di Fu Manchu (impossibile non pensare a Christopher Lee). Cultura di genere allo stato puro.



Don't di Edgar Wright. L’autore di Shaun of the Dead (2004) e Hot Fuzz (2007) ci sorprende. Se questo trailer venisse ben sviluppato, probabilmente saremmo di fronte ad un capolavoro horror. Le atmosfere 'fulciane' rendono i due minuti psichedelici e visionari, un delirio che cresce a dismisura fino al climax conclusivo. Un omaggio all'horror britannico post declino Hammer, al thriller italiano, al cinema psicologico e trasgressivo del mai troppo compianto Curtis Harrington.



Infine, il tocco di classe. Dopo aver bandito il concorso SXSW's Grindhouse Trailer Competition, la palma dell'esordiente con miglior trailer è andata a Jason Eisener, con Hobo With a Shotgun. Due minuti esagerati, dal taglio realista, iper violenti e al tempo stesso allucinati. Con una colonna sonora super funk che lascia senza fiato. Se le premesse sono così di questo Eisener ne sentiremo parlare presto.



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